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Seconda giornata in compagnia di Primavera dei Teatri, quattordicesima edizione del festival sui nuovi linguaggi della scena contemporanea, ideato e organizzato dalla compagnia Scena Verticale. Si parte alle 19 con Vodisca Teatro che, nella sala 14 del Protoconvento, presenta “Lenuccia. Una partigiana del sud”. Esiste la storia di uomini illustri che hanno fatto la Storia, di persone straordinarie sopravvissute al logorio del tempo. Accanto ad essa e forse sotto, brulica la vita di piccoli ma grandi individui che talvolta, in occasioni uniche ed eccezionali, smettono i panni consunti dell’ordinario per assumere sembianze eroiche. Così accadde all’intero popolo napoletano durante le quattro giornate di Napoli, così fu per Maddalena Cerasuolo ovvero Lenuccia, all’epoca una giovane ragazza di 22 anni che non esitò a offrire il suo sostegno umano e militare contro l’occupazione nazista. Partecipò alle quattro giornate e grazie al suo coraggio, assunse un ruolo sempre più significativo all’interno della città e principalmente all’interno del suo quartiere, la sanità. Lenuccia è l’emblema della forza di tutti i napoletani che si sono ribellati, di tutte le donne che hanno impugnato le armi per i propri figli. Uno spettacolo per non dimenticare, per non accettare con rassegnazione i soprusi e le ingiustizie, per rinunciare all’egoismo e fare posto al bene comune. A seguire alle 20.30 al Teatro Sybaris la compagnia Berardi Casolari propone “In fondo agli occhi”. Per paesi e città da San Remo a Reggio Calabria un viaggio per vari “bar Italia” ad ascoltare, con una particolare attenzione agli ultimi, storie in cui la realtà supera di gran lunga la fantasia e in cui tragico e comico si mescolano in un intreccio straordinario. Come viviamo noi il nostro tempo nel nostro paese? Dove siamo noi in questa confusione che ci attanaglia e ci impedisce di proseguire? Cosa di queste storie ci rappresenta e cosa di noi appartiene a queste storie? Un affresco del contemporaneo in quello che è uno degli ultimi luoghi d’incontro, il bar di provincia, palcoscenico ideale attraverso cui raccontare il proprio tempo, i propri sogni e le proprie malattie. Un percorso che mescola fantasie, frammenti autobiografici, poesia e comicità ma che fondamentalmente parla della malattia: la cecità. La nostra da cui siamo concretamente e quotidianamente condizionati, quella del tempo in cui viviamo, metafora dello “stato” in cui siamo. Alle 22 al Castello Aragonese Idiot Savant presentano “Shitz – Pane, amore e salame”. La storia di una famiglia ebrea di epoca contemporanea. Una famiglia dall’irriverente cinismo e dai tratti fumettistici e irreali. Shitz, il padre, e Setcha, la madre, non desiderano altro che far sposare la figlia Shpratzi. Finalmente, ad una festa, Shpratzi incontra Tcharkés, un giovane arrivista dalle velleità imprenditoriali. I due subiscono uno strano e poco credibile colpo di fulmine e decidono, la sera stessa, di sposarsi. Dopo i festeggiamenti, folli ed estenuanti, del matrimonio, inizierà il turbine di avvenimenti che trascinerà la famiglia da un'illusoria “meritata” felicità, agli abissi dello sconforto. Dal testo di Hanock Levin, uno spettacolo che tenta di cogliere i lati più grotteschi ed estremi della vicenda volendo esaltare, da una parte, le intuizioni comiche geniali proprie della cultura Yiddish e, dall’altra, la profondità della riflessione sociale che esce dalla realtà narrata circoscritta, per divenire preoccupantemente universale. Programma
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