E' online il video realizzato dal Museo e Parco Archeologico di Sibari disponibile sul canale Youtube del Mibact dove dall' inizio dell'emergenza Coronavirus i musei, i parchi archeologici e gli istituti autonomi statali stanno fornendo contributi audiovisivi di ogni genere per permettere alle persone di continuare a godere del patrimonio culturale nazionale. Il Parco Archeologico di Sibari, divenuto istituto autonomo nel dicembre scorso, conserva i resti di una delle più ricche e importanti città della Magna Grecia. Il filmato illustra la ricerca della campagna di scavo del settore area "Casa Bianca" avviato agli inizi degli anni '60 grazie alla collaborazione tra l'Università della Pennsylvania e la Fondazione Lerici mirato ad identificare l'estensione dell'antica città di Sibari. I risultati sono poi confluiti in un libro dal titolo The Search for Sybaris. Con lo scavo degli anni '70, si spiega nel video, furono riportati alla luce la plateia nord-sud, il tempietto, il santuario di Iside e porta Marina. Le immagini illustrano le piante dei cantieri archeologici della piana di Sibari con l'estensione delle città sovrapposte: Sibari, Thuri e Copiae. In tutta l'area sono stati rinvenuti importanti reperti tra cui un'antefissa, il toro cozzante, una tabella bronzea con dedica e alcune statue oggi conservate e visibili nel museo archeologico di Sibari. Il sito archeologico di Sibari è ubicato sulla costa Ionica della Calabria a breve distanza dalla foce del Fiume Crati. Questa parte del territorio calabro, nota topograficamente come sibaritide vide il sorgere, lo sviluppo e l'espansione e poi il declino della grande polis di Sibari; qui furono impiantati, in epoche successive alla distruzione della città greca, sovrapponendosi in parte alle sue rovine, prima il centro ellenistico di Thurii e poi quello romano di Copia. Questa eccezionale stratificazione fa di Sibari uno dei siti più estesi ed importanti del Mediterraneo di età arcaica e classica. La vita del sito ha inizio nel 720 a.C. con la fondazione della colonia achea di Sibari; si interrompe nel 510 a.C. con la distruzione della città da parte dei crotonesi; ricomincia nel 444-443 a.C. con la fondazione della panellenica Thurii e si prolunga attraverso l'età romana con la deduzione della colonia latina di Copia nel 193 a.C. e la sua trasformazione in municipio romano nell'84 a.C.. In età imperiale, dal I al III secolo d.C., riprende con nuovo vigore ma a causa del crescente impaludamento del territorio inizia una lenta decadenza ed un graduale disuso attraverso il V-VI sec. d.C.; nel VII secolo il sito era ormai definitivamente abbandonato. L'antica colonia di Sibari sorgeva al centro della vasta pianura alluvionale circondata dal Pollino e dalle ultime propaggini della Sila Greca, solcata dai fiumi Crati e Sybaris (odierno Coscile). Qui nell'VII sec. a. C. gli Achei fondarono una città destinata a divenire una tra le più potenti e prospere della Magna Grecia. Su questo sito nel corso dei secoli si stratificarono tre città: Sibari, Thuri, Copia. Di esse importanti vestigia sono oggi conservate presso il Museo della Sibaritide e presso il Parco Archeologico. Il Museo accoglie ed espone i documenti archeologici della Sibaritide, il territorio che dall'antichità gravitava attorno alla città di Sibari. Dalla protostoria alla civilta' romana, fino alla tarda antichità e al Medioevo la ricerca ha restituito importanti testimonianze di questa area. Emblema della città di Sibari è il toro; figura scelta nella monetazione antica il toro stante, con la testa volta all'indietro, identifica ancora oggi il Museo. Il " toro cozzante" è senza dubbio il reperto più suggestivo. Il progetto architettonico iniziale è stato elaborato in ragione di una possibile progressiva disponibilità di conoscenze, di reperti e di finanziamenti, assumendo la modularità dei volumi edilizi e la flessibilità - funzionalità degli spazi, quali essenziali peculiarità. L'edificio, di circa 4.000 mq. distribuiti su due livelli, si compone di un nucleo centrale che ha la funzione di organizzare gli ambienti e i percorsi del museo, di quattro unità espositive e di un corpo servizi. Sono stati previsti, oltre agli spazi espositivi, gli ambienti destinati alle molteplici attività amministrative e scientifiche proprie di un organismo museale: magazzini per il materiale proveniente dagli scavi, studi, laboratori di restauro, di disegno e fotografici, depositi di riserva dei reperti non esposti, uffici, locali di controllo. Il complesso edilizio, ultimato nel settembre 1992, è attualmente operativo per le funzioni amministrative, di ricerca, studio, restauro e conservazione. L’11 febbraio 2017 sono stati consegnati al Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide, insieme al Parco Archeologico anche i nuovi moduli museali eseguiti con finanziamento PON. Queste risorse, destinate al recupero dei danni causati dall’esondazione del Crati nel 2012, hanno consentito la progettazione di un Museo non solo più grande, arricchito di un nuovo modulo ma anche più moderno per la costruzione di un nuovo deposito e di spazi per allestimenti multimediali. Il nuovo allestimento è in fase di prossima realizzazione. Il Parco Archeologico recuperato alla fruizione con il finanziamento PON, presenta il nuovo edificio destinato all’accoglienza e biglietteria e nuovi percorsi di visita nelle aree di più recente rinvenimento archeologico.