ASP DI COSENZA/SULL' INCARICO ALLA FIGLIA DELLA SAITTA IL DUBBIO DI GUCCIONE: HA AVUTO ACCESSO A DATI SENSIBILI GIA' DA GENNAIO et  at:  20/02/2020  

Sull' incarico alla figlia della Saitta il dubbio del Consigliere regionale  Guccione: ha avuto accesso a dati sensibili già da gennaio - Si faccia emergere tutta la verità sui reali motivi della nomina della dottoressa Daniela Saitta a commissario dell’Asp di Cosenza. Anche il contenuto dell’atto delle sue dimissioni, in cui parla di “condizioni ambientali che non consentono di proseguire con serenità e pienezza di poteri lo svolgimento dell’incarico”, getta ombre su una vicenda che deve essere chiarita. Avrebbe fatto bene, anzi può ancora farlo, a rivolgersi alle autorità competenti in modo da individuare chi ha impedito di svolgere le proprie attività con serenità e pienezza di poteri. E questo va al di là della vicenda della deprecabile nomina della figlia a consulente dell’Asp, a titolo gratuito.  Un fatto grave che fa emergere che dal 15 gennaio 2020 – data di insediamento del commissario straordinario dell’Asp di Cosenza – la figlia, dottoressa Cristina Di Lazzaro, commercialista in forza nello studio di famiglia a Roma, avrebbe affiancato, senza alcun titolo, la madre, Daniela Saitta, nelle sue attività di commissario straordinario entrando anche in possesso di dati sensibili dell’Azienda sanitaria provinciale, dei fornitori, delle strutture accreditate, così come possono testimoniare dipendenti e dirigenti  dell’Asp. Dati quasi sicuramente ancora in possesso del commissario e di sua figlia, visto che sono stati utilizzati computer personali. Guarda caso, a questa situazione si è cercato di porre rimedio con la delibera numero 199 del 14 febbraio 2020 avente ad oggetto “Incarico di collaborazione a titolo gratuito”.  Nella suddetta delibera veniva stabilito, a distanza di un mese, che la durata dell’incarico di collaborazione è affidato per un periodo di dodici mesi, decorrenti dal 15 gennaio 2020. Inoltre, si precisa che alla dottoressa Cristina Di Lazzaro la struttura commissariale renderà disponibili “documentazioni, informazioni, atti, accessi a sistemi informativi e ogni altro materiale che si rendesse necessario”. Nella delibera si specifica “di imporre un vincolo di massima riservatezza su decisioni, informazioni, notizie e dati di ogni tipo dei quali l’incaricato potrebbe venire a conoscenza per motivi legati all’incarico”. Quindi come è evidente dalla delibera approvata il 14 febbraio è stato disposto che l’incarico della suddetta professionista decorra, in modo retroattivo, dal 15 gennaio 2020, forse nell’intento di “legalizzare” e sanare un’attività svolta illegittimamente con grave pregiudizio e danno nei confronti dell’Asp. E mi auguro che tutte le informazioni e i dati sensibili venuti in possesso della dottoressa non siano stati utilizzati per altri fini o attività private.

 

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