ELEZIONI, TRIBUNALI E RISPOSTE MANCATE SI APRA FINALMENTE UN DIBATTITO POLITICO-CULTURALE - LA RISPOSTA DEL PROF. VITTORIO CAPPELLI ALLA REPLICA DEL SINDACO DI CASTROVILLARI, FRANCO BLAIOTTA
Poiché è stato rieletto sindaco, Blaiotta si appella, roboante, al “supremo tribunale della democrazia” e “alle sentenze dell’elettorato”, mostrando così di confondere la democrazia con i tribunali (ma per uno che è stato fascista fin da piccolo non c’è molto da meravigliarsi).
È il caso di lasciar cadere, ovviamente, questa visione giudiziaria e poliziesca della democrazia, ma conviene ricordare al sindaco che non basta essere stati eletti per avere ragione. Vale anche la pena, per inciso, di rammentargli che qualche volta alla maggioranza degli elettori capita di sbagliare. Si pensi – solo a mo’ di esempio, per carità – che nel 1933 fu la maggioranza del popolo tedesco a votare per Hitler (l’ectoplasma del Führer mi perdonerà per l’ardito accostamento al nostro piccolo sindaco); o si pensi a quanto possano essere orgogliosi oggi i siciliani di aver votato in massa per uno come Totò Cuffaro. In ogni caso, l’elezione non è una cambiale in bianco, ma una delega a governare per qualche anno, sotto il controllo costante dell’opposizione e dell’opinione pubblica. Blaiotta si rassegni a queste regole.
Peraltro, voglio precisare non ho mai lanciato appelli, come dice il sindaco, contro di lui, ma ho semplicemente sottoscritto l’anno scorso un appello in favore di Donatella Laudadio, lanciato da decine di docenti universitari, imprenditori, professionisti, intellettuali e artisti, che apprezzano il valore politico e intellettuale della sua competitrice. La cosa, evidentemente, deve aver fatto tanto male al nostro sindaco, da fargli guardare con astio e risentimento ogni cosa o persona che sappia di cultura critica e indipendente.
Detto questo, non voglio rubare altro tempo ai lettori, se non per dire che sorvolo volentieri sulle pezze a colori poste a nascondere la vendetta politica del sindaco sui gruppi teatrali locali. E sorvolo ancor più volentieri sui suoi commenti alla mia attività di assessore alle politiche culturali nella giunta Fortunato, che riesumano in modo risibile e sconclusionato vecchi pettegolezzi e chiacchiere da bar (ormai è passato del tempo; se ne occuperanno un giorno, se ne avranno voglia, gli studiosi di storia locale, ai quali farò dono degli atti amministrativi e di una corposa raccolta dei commenti della stampa regionale, nazionale e internazionale alle iniziative messe in campo in quei pochi anni, ai quali ha fatto seguito il penoso silenzio e il triste declino che oggi avviluppa purtroppo la città).
Piuttosto, mi preme sottolineare che Blaiotta, come si suol dire, “mena il can per l’aia”. Ovvero, com’è suo costume, la butta sul personale invece di rispondere alle questioni di fondo. Pertanto – rinunciando a riproporre questioni culturali e progettuali che sfuggono agli orizzonti mentali del sindaco –, mi limito a ribadire i problemi e i quesiti ai quali non ha risposto e che auspico siano oggetto di discussione pubblica e aperta tra tutti i soggetti interessati:
1. Il degrado del Protoconvento francescano, per il quale, dopo sei lunghi anni di amministrazione, ci si limita a dire “stiamo per prevedere” – si badi bene: “stiamo per prevedere”! – “l’assunzione di un mutuo per l’impermeabilizzazione del terreno e la canalizzazione delle acque piovane”.
2. La mancanza di una programmazione culturale e di decenti criteri espositivi nello stesso Protoconvento (vedi l’amputazione e l’abbandono della Pinacoteca Alfano; le teche del Museo archeologico – degne di una bancarella di dolciumi da festa patronale –, realizzate in sostituzione del progetto concordato nel 2002 dall’amministrazione Fortunato col Gruppo Archeologico del Pollino; le ‘croste’ inguardabili che affollano i corridoi peggio che in una fierucola di paese; ecc.).
3. Lo scempio, già denunciato da tanti, dell’ormai tristemente celebre “piscina” di piazzetta Civitanova, che ha distrutto l’unica piazza di cui era dotato il centro antico di Castrovillari, sostituendola con un manufatto a dir poco incrongruo e pericoloso.
4. Il restauro del Castello Aragonese, avviato senza prevederne minimamente la destinazione d’uso, enfatizzando tutte le superfetazioni carcerarie e rendendo ancor più indecifrabile l’originale identità storica del maniero.
5. La cancellazione del progetto vincente del concorso di idee per il riordino dell’intero centro storico ottocentesco, predisposto dalla giunta Fortunato, cui hanno fatto seguito i lavori di ripavimentazione in via Roma e piazza Municipio, avviati precipitosamente prima delle ultime elezioni amministrative, senza sapere quale dovesse essere la destinazione dell’area (isola pedonale si o no? parcheggi per le auto si o no? ecc.).
6. Gli elementi di arredo urbano fuor di luogo come i lampioni di via Roma, che svettano a mo’ di inquietanti patiboli; a proposito dei quali si vogliono conoscere – lo ripetiamo per l’ennesima volta – le procedure adottate nell’assegnazione degli appalti, affidati senza gara ad un’unica ditta.
Questo è quanto mi sembra necessario ribadire, nella speranza di porre fine alle diatribe personali e dare inizio in città ad una vera discussione politico-culturale.
Vittorio Cappelli
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