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Castrovillari - Si terra' il prossimo 16 novembre alle ore 12 presso la locale sede di SEL sita in via Cairoli la conferenza stampa di presentazione della " marcia della salute ", un moto spontaneo che attraversando la nostra regione dal Pollino allo stretto di Messina intende innescare un movimento di opinione sui temi della sanita'. Saranno presenti l' on Ferdinando Aiello, Angelo Broccolo ( Commissione Nazionale Sanità - SEL ), l'on.Di Palma ( responsabile nazionale sanita' SEL ), il segretario provinciale Mario Melfi e il consigliere comunale di Castrovillari Francesco Dolce. La fase attuale, si legge nel comunicato diffuso - e' caratterizzata da una accentuata proposizione privatistica della domanda di salute. Il " cavallo di troia " utilizzato, un vero mantra ripetuto con cacofonica continuità, e che conti ( falsi ) alla mano ormai non possiamo permetterci questi " lussi!!! " - Dal " Documento sulla sanita' " della federazione Sel-Cosenza risulta, ad esempio, che dal 1997 al 2006 sono stati chiusi (o molto più raramente trasformati in strutture poliambulatoriali, centri residenziali-semiresidenziali per anziani, RSA ecc.) 288 ospedali. Si sono persi il 30% circa degli ospedali e si sono persi quindi 83.000 posti letto, il 28% del totale. (“Il Sole 24Ore” del 17 aprile 2009 - Paolo Del Bufalo e Roberto Turno). A confermare questo dato, ce ne fosse bisogno, e per sottolineare chi ne trae beneficio, l’ottavo rapporto Osservasalute 2010 promosso dall’Università Cattolica di Roma rivela, ad esempio, che dal 2001 al 2007 (quindi ben prima dell’adozione dei Piani di Rientro economico-finanziario a carico delle Regioni in deficit) i posti letto negli ospedali pubblici, che costituiscono uno dei principali indicatori di analisi dei sistemi sanitari, sono diminuiti di 30.000 unità mentre le strutture private accreditate hanno aumentato i posti letto passando dal 19% al 21%, sul totale dei posti letto. Furbescamente l’imprenditore privato accreditato ha investito, per la sicurezza del profitto economico che ne deriva, soprattutto nelle strutture territoriali, le quali necessitano di bassa tecnologia, ridotta quantità di personale sanitario, minore impegno e problematiche assistenziali. Similmente usando un altro indicatore (posti letto per 1000 abitanti) nel 2008 i posti letto ospedalieri in Italia erano 221mila ovvero 3,7/1000 ab. Fino agli anni ’70 i posti letto in Italia erano attorno al 7/1000 ab. La lenta graduale perdita di posti letto ospedalieri pubblici assume una differente connotazione rispetto ad altri Paesi europei, dove la media di posti letto per 1000 abitanti è 5,6, di gran lunga superiore quindi a quella presente in Italia. Si tratta di paesi europei dove, peraltro, l’assistenza territoriale è molto più sviluppata rispetto a quella presente in Italia. In Germania i posti letto sono pari a 8.2/1000 ab, in Francia sono 6.8/1000 ab; in Inghilterra sono 3.4/1000 ab. ma qui negli anni ‘80-‘90 si è abbattuta la scure neoliberista thatcheriana. A confermare questo trend di discesa verticale della quantità di posti letto per acuti disponibili negli ospedali pubblici italiani vi è l’accordo sviluppato dalla Conferenza Stato-Regioni (Patto per Salute 2010-2012) con l’indicatore fissato a 4/1000 ab. In Calabria, con la scusa del deficit accumulato nel corso dell’ultimo decennio, l’indicatore valido per i prossimi anni viene fissato dalla Legge n.18/2010 a 3,2/1000 ab. In questo numero di posti letto sono contati sia quelli per acuti che quelli per la lungodegenza e la riabilitazione. Quindi da una parte si abbassa drammaticamente l’offerta pubblica di posti letto per acuti, centralizzandoli in ospedali che devono servire una periferia distante anche 70 km, dall’altra parte vengono aumentati i contratti con l’imprenditoria privata accreditata per servire il territorio dove: 1) i posti letto di RSA e di tutte le strutture residenziali e semiresidenziali compresi i centri di riabilitazione non vengono contabilizzati, 2) è diverso il pagamento delle prestazioni assistenziali risultando estremamente favorevole per determinare l’incasso già in fase di bilancio preventivo, 3) la nuova epidemiologia (assistenza verso una comunità sempre più composta da anziani e persone con malattie croniche) permette bassi investimenti, basse professionalità, bassa tecnologia, bassa conflittualità medico-legale, 4) l’offerta dei Distretti (pubblici) è miserrima e tenuta tale per lasciare spazio al privato. La cittadinanza è invitata a partecipare.
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