ITALIANI E DISPOSITIVI ELETTRONICI. C' E' ANCORA DIFFIDENZA, TEMIAMO I RISCHI DI VIOLAZIONE DELLA PRIVACY et  at:  17/11/2012  

Italiani e dispositivi elettronici. C' e' ancora diffidenza, temiamo i rischi di violazione della privacy (75,4%) - C’è ancora  diffidenza da parte degli italiani per i devices elettronici. Li utilizzano in misura crescente (il 62,1% usa Internet, il 20% degli internauti pratica l’home banking), ma temono i rischi di violazione della privacy (75,4%). Per questo siamo indietro in Europa nell’utilizzo di carte di credito e strumenti di pagamento elettronici. Cio' nonostante cresce sempre di più, da parte degli italiani, la domanda di prodotti elettronici: strumenti e programmi, applicazioni e apparecchi, contenuti elettronici e servizi, accessibilità e reperibilità, caratterizzano le nostre giornate. Quelli elettronici sono bisogni che possono essere appagati in moltissimi modi, tanto che ormai è sempre più sottile la differenziazione tra software e hardware: gli strumenti che abbiamo in tasca, in auto, in casa, in ufficio dialogano con noi e, nella nostra coscienza, si fondono con i programmi che li animano. Ci seguono nei nostri spostamenti quotidiani e interagiscono con noi, caratteristiche queste che fanno sembrare il vecchio televisore quasi uno strumento antico. Ma come cambia il consumo degli strumenti elettronici? La tv tradizionale ha ormai un mercato saturo, che oscilla intorno al 96% degli italiani che almeno una volta alla settimana la guardano. Più in evoluzione gli altri strumenti, la tv satellitare è passata dal 27,3% di utenti del 2007 al 36,8% di oggi. Forte l’impennata delle web tv, che oggi sono viste abitualmente da 19 italiani su 100. Ormai il 62% degli italiani usa Internet, con una crescita costante nel tempo. Il declino della carta stampata nell’informazione sembra inarrestabile: dal 67% di lettori di cinque anni fa, si è passati al 45,5% di oggi. L’erosione non sembra compensata dal ricorso all’informazione online, se negli ultimi cinque anni l’utenza è rimasta intorno al 20% degli italiani. Prima di ogni altra cosa sembra necessario superare questo deficit di fiducia degli italiani nei confronti del mondo elettronico, occorre cioè entrare in una “terza fase” del rapporto con la tecnologia: dopo la fiducia in noi stessi nell’usarli, dopo la fiducia nella loro funzionalità e attendibilità, occorre rafforzare la fiducia nell’apparato che guida dietro le quinte le tecnologie. Occorre cioè garantire che l’inevitabile tracciabilità delle operazioni non verrà poi utilizzata a sfavore di chi quelle operazioni ha compiuto. Questo aspetto è particolarmente cruciale per ciò che riguarda gli strumenti per i pagamenti elettronici. Sono essenziali per garantire una maggiore equità fiscale, in quanto permettono di ricostruire facilmente e rapidamente le operazioni effettuate. In un mondo in cui l’uso del contante fosse ridotto al limite e solo per le transazioni più piccole, sarebbe assai difficile sottrarsi all’equa imposizione fiscale, con evidenti benefici collettivi: minore evasione, maggiore gettito per lo Stato, sarebbe più difficile il riciclaggio del denaro sporco e si assesterebbe così un colpo per molti versi mortale alla criminalità organizzata. Ma dall’altro lato proprio questa caratteristica di tracciabilità delle carte di credito impensierisce gli italiani, infastiditi dall’idea che “qualcuno” possa curiosare sulle proprie spese. Per ora in Italia la carta moneta non sembra destinata alla stessa sorte della carta stampata: la moneta elettronica, per quanto abbia conosciuto una robusta crescita negli ultimi anni, non è riuscita a soppiantare adeguatamente l’uso del contante. Gli italiani non mostrano di fidarsi moltissimo della carta di credito: solo il 37,6% di transazioni avviene attraverso carte non prepagate, mentre ci collochiamo al primo posto, tra i grandi Paesi europei, per l’uso delle prepagate (il 3,6% delle operazioni), e anche l’uso del Rid è al di sotto della media europea. Traspare un atteggiamento scettico, non perfettamente integrato nella vita quotidiana, che stride con la sempre più spinta integrazione tra la vita di tutti i giorni e tutto ciò che è veicolato elettronicamente.

 

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