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Calabria, ambiente - Mare Nostrum 2012 - Scopelliti valuta azioni legali ma Legambiente conferma i dati - Si riaccende la polemica tra la regione Calabria tramite il suo presidente e Legambiente circa i dati da essa rilasciati di recente che segnano come una delle aree della penisola con il peggior mare, la Calabria. Una polemica vuota e priva di senso, a pensarci sopra. In effetti i dati diffusi da Legambiente provengono in buona parte dal lavoro delle forze dell’ordine e delle Capitanerie di porto che restituiscono anche quest’anno numeri pesanti: 13.149 reati ai danni del mare e delle coste nel corso del 2011, 36 ogni giorno, quasi 2 ogni chilometro. Al primo posto in questa poco onorevole classifica c’è la Campania, con il 18% del totale nazionale dei reati ambientali compiuti, ben 5 ogni chilometro di costa. Seguono a ruota Sicilia, Puglia e Calabria. Le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa da sole sommano oltre il 57% del totale nazionale dei reati. La Campania conferma la leadership dello scorso anno: 2.387 infrazioni totali, 2.888 persone denunciate o arrestate e 724 sequestri. Stessa performance del 2011 anche per la Sicilia, seconda con 1.981 reati (15,1%), 2.420 persone tra denunce e arresti, 496 sequestri. Cambia posto la Puglia che, con 1.633 reati (12,4%), 2.068 denunce e arresti e 747 sequestri, toglie il terzo gradino del podio alla Calabria, che è quarta con 1.528 infrazioni (11,6%), 1.550 persone denunciate o arrestate e 516 sequestri.La Calabria ha la palma d’oro dei reati legati all’inquinamento, con 520 infrazioni contestate nel 2011, sfiora il 20% del totale nazionale. E poi, puntuale come un orologio svizzero, con l’arrivo della stagione estiva arriva anche il collasso degli impianti: quando nei piccoli centri turistici lungo la costa la popolazione aumenta anche di dieci volte, i depuratori non reggono lo sforzo, con le immaginabili conseguenze. La mala depurazione ha garantito all’Italia una procedura d’infrazione da parte dell’Europa perché dopo la bellezza di 21 anni il nostro paese non si è ancora adeguato alla direttiva 271 del 1991. Sempre secondo Legambiente relativamente all' abusivismo edilizio: " le coste calabre sono soffocate dalla piaga del cemento illegale. Qui anni fa alcuni sindaci avevano cominciato a demolire immobili abusivi, ma la loro impresa si è presto arenata. Dalle cronache si apprende che, nel corso del 2011, solo la procura di Lamezia Terme avrebbe messo a segno un paio di demolizioni. Per il resto, tutto tace. Anzi, c’è chi, di fronte agli abbattimenti decisi dalla Procura di Crotone, ci tiene a distinguere la propria posizione. E’ il comune di Isola Capo Rizzuto, dove il sindaco Carolina Girasole, pure impegnata in diverse iniziative per la legalità e l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, ha difeso il bisogno abitativo dicendo che “le case abusive sono state fatte per l’assenza del piano regolatore”. E’ la più classica – e debole – delle scuse. Anche prima che i piani regolatori nel nostro paese fossero obbligatori, le città avevano strumenti di organizzazione del territorio con cui distinguerlo dalla “giungla” edilizia. Chi voleva costruire una casa nel rispetto delle leggi lo poteva fare. Chi voleva costruirla abusivamente, no. E se, dopo ben 3 sanatorie edilizie, a Isola di Capo Rizzuto ci sono case “da demolire”, vuol dire che non c’è alibi che tenga ". Nell’area del parco archeologico di Capo Colonna, a Crotone, ci sono 35 costruzioni abusive. Sono case sotto sequestro dalla metà degli anni novanta che sopravvivono indisturbate alle ruspe e la loro presenza, oltre a impedire l’estensione del parco a tutto il sito archeologico, testimonia l’inerzia della pubblica amministrazione che, nonostante la confisca definitiva, non si decide a buttarle giù. Per questo già nel 2009 la Goletta verde di Legambiente ha consegnato al sindaco la Bandiera nera, il vessillo che ogni anno assegna ai “pirati del mare”, coloro che a vario titolo si rendono colpevoli o complici di gravi vicende di illegalità ai danni delle coste e del mare. Neanche questo è servito a riportare giustizia in quell’angolo di Calabria: uno dei peggiori sfregi al paesaggio, alla storia e alla cultura italiana è ancora lì. Una vicenda giudiziaria che inizia nel 1995, quando il pretore dispose il sequestro di centinaia di metri cubi in cemento armato sorti su una delle aree archeologiche più vaste d’Europa nel silenzio più totale degli amministratori locali. Nel febbraio del 2004 la prima sentenza nei confronti di 35 proprietari: assoluzione per prescrizione del reato, ma confisca degli immobili. Quelle case, dunque, sono e restano abusive. Il lungo iter giudiziario si è concluso, ma la vergogna di cemento, fatta di villette, condomini, scalinate a mare e cortili resta intatta. Problema delle " case fantasma " in quest' altra speciale classifica Reggio Calabria è seconda soltanto a Napoli con 6.237 case in zone costiere e sconosciute al catasto. Sono alcuni dei dati del rapporto Mare Nostrum 2012 che in fin dei conti dev' essere letto come uno sprono a migliorare l' ambiente di una delle aree meglio conservate sotto l' aspetto naturalistico in Italia. Non tutte le critiche vengono per nuocere, la Calabria è obbligata dal federalismo a fare del turismo uno dei maggiori punti di forza relativamente alle entrate ed è il caso di andare tutti compatti verso tale obiettivo coscienti che il mare di Calabria puo' " essere ancora di piu' ", che puo' e deve creare lavoro, poco meno di 800 km di coste devono pur significare qualcosa in questo senso. Privo di senso, invece, appare da questa prospettiva il voler agire per vie legali della regione Calabria, il turismo cresce se chi viene a trovarti come nel caso di Goletta Verde trova qualcosa da consigliare, occorre come al solito rimboccarsi le maniche per migliorare gli standard della proverbiale accoglienza calabrese. Senza balzare dalla sedia e dar fiato ai microfoni quando Legambiente in merito all' ecomostro di Fiuzzi ( Praia a Mare ) segnala che: " Nel dicembre del 2005 si era affiancata nella costituzione di parte civile anche la Regione Calabria, ma a distanza di qualche anno il clima politico è cambiato e ciò che era uno sfregio per il territorio oggi è diventato un vanto imprenditoriale da sostenere con soldi pubblici. Di questo cambiamento a 360 gradi è protagonista la nuova Giunta regionale retta da Giuseppe Scopelliti, che si adopera per far ottenere allo stesso albergo un contributo pubblico di ben 1.289.291 euro ".
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