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Nativi digitali ed emergenza educativa è il titolo di un convegno tenutosi a Roma, durante il quale sono stati discussi i principali risultati della ricerca del Censis «I nativi digitali in Calabria», promossa dalla Regione Calabria (Assessorato alla Cultura), presentata oggi da Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis, e commentata da Giuseppe Scopelliti, Presidente della Regione Calabria, Mario Caligiuri, Assessore alla Cultura della Regione Calabria, Tullio De Mauro, Mario Morcellini, Riccardo Luna, Luca De Biase, Giuseppe De Rita, Presidente del Censis, e Francesco Profumo, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Un’indagine del Censis sugli studenti calabresi che rivela: per il 72% pc e web hanno effetti positivi sull’apprendimento, ma il 40% considera negativi gli effetti sulla voglia di studiare e il 33,5% sulla concentrazione. In due terzi delle case calabresi c’è un computer connesso alla rete, l’88% dei ragazzi possiede un pc, percentuale che sale al 90% tra gli studenti delle superiori. La diffusione di strumenti digitali raggiunge il 48% nel caso della telecamera (il 65% tra le famiglie nella fascia più alta di reddito), il 22% per gli smartphone e il 10% per i tablet (il 17% nella fascia socio-economica più elevata). Ma per la maggioranza degli studenti calabresi (il 54%) consultare un testo su Internet non è più facile che leggere un libro e il 73% non trova difficile mantenere la concentrazione nella lettura dei volumi stampati. Oggi nelle case ci sono molti più libri che in passato. In Calabria, il 32,5% delle famiglie dei ragazzi delle scuole medie possiede più di 100 libri, contro il 21% delle famiglie degli studenti delle superiori. La ricerca si basa sui risultati di un’ampia indagine che ha coinvolto 2.300 studenti delle scuole medie e superiori calabresi fra 11 e 19 anni di età e 1.800 genitori. Si tratta di un’indagine campione che approssima bene la situazione generale dei giovani in tutta Italia, accomunati da un uso intenso delle nuove tecnologie digitali. Un rapporto quello presentato che tra i molti spunti, propone un dialogo a distanza fra genitori e figli, reso possibile dal confronto delle risposte date alle medesime domande e si osserva una certa convergenza di opinioni rispetto agli effetti prodotti dall’utilizzo delle tecnologie digitali e dai comportamenti che esse per certi versi inducono sulle persone. Per quanto riguarda l’ambito degli effetti che le tecnologie digitali possono produrre su alcuni aspetti legati non solo all’apprendimento, ma anche alle relazioni dei ragazzi, si riscontra un atteggiamento tutto sommato assimilabile, e in particolare: - c’è convergenza di opinione sul fatto che le tecnologie digitali possano produrre effetti positivi su aspetti come l’apprendimento (sono d’accordo il 69,9% dei genitori e il 72,4% degli studenti), la facilitazione di incontro con compagni di scuola e amici, lo sviluppo della curiosità e dello spirito di iniziativa dei ragazzi (sono d’accordo il 61,9% dei genitori e il 64,9% degli studenti); - emerge un atteggiamento comune di incertezza sul potenziale delle tecnologie digitali rispetto a temi come la volontà di studiare, la capacità di concentrazione e il rendimento scolastico; in tutti e tre i casi le risposte si distribuiscono più o meno equamente, e intorno al 30%, fra effetti positivi, effetti negativi ed effetti neutri;- c’è ancora convergenza rispetto alla neutralità degli effetti delle tecnologie digitali su aspetti come il rischio di isolamento (con valori superiori al 40% per genitori e studenti, anche se fra i primi si nota una maggiore concentrazione di risposte sugli effetti negativi) e al rapporto con gli insegnanti (50,1% per i genitori, 61,9% per gli studenti). Anche per quanto riguarda la verifica di sensazioni e comportamenti sperimentati nell’uso (anche intensivo) delle tecnologie digitali, fra genitori e studenti non si avverte tutta quella distanza che dovrebbe conseguire se solo ci si fermasse all’ascolto dei luoghi comuni.
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