IL COMMENTO ALLA SECONDA GIORNATA DI PRIMAVERA DEI TEATRI DI GAETANA EVANGELISTA et  at:  30/05/2013  

Seconda giornata di spettacoli, laboratori e workshop a Castrovillari, nell’ambito della XIV edizione di Primavera dei Teatri, progetto teatrale sui nuovi linguaggi della scena contemporanea ideato, costruito e portato nell' antica Civita del capoluogo del Pollino da Saverio La Ruina, Dario De Luca e Settimio Pisano di Scena Verticale. Dopo le belle cose viste martedì all’apertura, con un pubblico eterogeneo accorso numeroso all’evento culturale castrovillarese dell’anno (ma di grande rinomanza pure sul territorio calabrese e in Italia), la rassegna ha fatto un altro passo in avanti presentando ieri due spettacoli molto interessanti: In fondo agli occhi, di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari (regia di César Brie, Teatro Sybaris), della omonima Compagnia Berardi Casolari; e Shitz – Pane, amore e salame, piéce presa da un testo di Hanock Levine dalla Compagnia Idiot Savant, per la regia di Filippo Renda.  “L’amore vigliacco per la libertà è il peso della nostra schiavitù”.  E’ tutto qui, quello che abbiamo in fondo agli occhi. La voglia di fuggire si infrange sulla certezza che la noia, il grigiore di cui ci lamentiamo non è in ciò che ci circonda, ma nel modo in cui lo guardiamo. Può sembrare un’idea banale, ma non lo è, perché da troppo tempo ci siamo abituati ad un orizzonte limitato, ad un Paese mediocre in cui ci vuole talento solo per essere mediocri. Così Tiresia/Gianfranco Berardi è Italia/Gabriella Casolari faticosamente ci prendono per mano, ci fanno (ri-)scoprire le nostre vere speranze, annacquate nei discorsi da bar sempre sopra le righe, sempre “altro” dalla nostra vera vita. Credendo di assecondare il ”cieco di merda”, ci facciamo guidare da lui attraverso il nostro buio, sognando l’uscita in fondo al nostro tunnel di ipocrisia ed assuefazione ed arriviamo quasi a toccare la luce dell’essenziale prima di ripiombare nella nostra cecità, ancora più profonda di quella di Tiresia, perché noi ci illudiamo di vedere. Gianfranco Berardi, amico di lunga data di P.d.T., ha saputo costruire uno spettacolo dinamico e coinvolgente, con spunti arguti e sottile satira politica (“il mio problema è la costituzione” dice in scena, giocando con la sua magrezza), in cui lo spettatore si sente partecipe e rappresentato, uno spettacolo con sorprendenti passaggi commoventi e poetici come le candeline sulla torta, come la voglia di paternità spenta dalla paura del futuro. Gabriella Casolari, in scena con il Berardi “troppo cabarettista” (secondo alcuni critici…), è una Italia delusa ma non doma, che ancora sogna e s’illude, che si intenerisce della propria debolezza, scambiandola per la debolezza di Tiresia. In fondo agli occhi è uno spettacolo su di noi, sul nostro Paese, che forse un giorno finalmente “rivedrà”. Subito dopo, com’è tradizione di P.d.T., inizia l’altro spettacolo e ancora accarezzato dalle emozioni del primo il pubblico si accinge a seguirlo nella Sala 14 del Protoconvento francescano, perché il cortile del castello aragonese (originaria location) è spazzato da un venticello freddo. Ma è una storia che vi racconteremo un’altra volta. Oggi, giovedì 30 maggio, si ricomincia sempre alle 20.30, al Teatro Sybaris, con Un bès. Antonio Ligabue, uno spettacolo di e con Mario Perrotta portato in scena dal Teatro dell’Argine. A seguire, presso il Castello aragonese (Eolo e Giove pluvio permettendo), l’atteso Noosfera Museum, col marchio di fabbrica di Fortebraccio Teatro e la presenza carismatica dell’immenso Roberto Latini (autore ed interprete del testo). Gaetana Evangelista

 

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