D' Ingianna (IdM): " Province dimenticate, democrazia ferita: serve superare la riforma Delrio " - Solo pochi giorni fa, il Consiglio ha approvato il Conto Consuntivo 2024 della Provincia di Cosenza, chiuso con numeri allarmanti: un disavanzo di oltre 82 milioni di euro. Non è questa la sede per distribuire colpe o entrare nel merito dell’operato della Presidente Rosaria Succurro, né vogliamo lasciarci trascinare in sterili schermaglie politiche. Perché qui il problema è ben più ampio: questo dato abnorme deve essere il segnale definitivo che qualcosa, nel sistema delle Province, non funziona più. E non è da oggi, anzi. Non funziona da undici lunghi anni. La legge Delrio ha prodotto infatti un cortocircuito istituzionale, i cui effetti diventano sempre più evidenti, a prescindere da chi si trovi a guidarle: le Province sono state declassate a enti di secondo livello, svuotate di potere politico e rappresentanza, allontanate dalla democrazia e quindi dalla Costituzione. Con la scelta di rinunciare all’elezione diretta, i cittadini sono stati esclusi dal processo decisionale, rimpiazzati da sindaci e consiglieri comunali, con un sistema ponderato che ha finito per allontanare questi enti dal territorio, prestandosi a possibili giochi di potere e dinamiche distorte. Italia del Meridione è stato tra i primissimi partiti a opporsi a questa riforma, prevedendo gli effetti che adesso purtroppo riscontriamo. E oggi, con numeri alla mano, ci poniamo con forza una domanda: che senso ha mantenere un ente che non può né programmare, né governare, né erogare servizi? Di fronte a tale limbo istituzionale, nel quale l’unica costante è l’accumulo di debiti su debiti, esistono solo due strade possibili: o si ha il coraggio di abolire del tutto le Province, oppure si decide di ripristinarle con dignità e funzione piena, come previsto originariamente. Noi sosteniamo con forza la seconda strada. Perché crediamo nella democrazia partecipata e nel valore della prossimità. I cittadini hanno il diritto di eleggere direttamente chi li rappresenta, ma solo se i rappresentanti vengono realmente messi in condizione di erogare servizi per rispondere a bisogni concreti. L’importanza delle Province, inoltre, abbraccia anche i valori costituzionali, come si evince dall’articolo 117 e da tutte le norme che riconoscono il valore profondo degli enti locali. E se proprio dovessimo ragionare in termini di tagli, noi crediamo che – soprattutto al Sud – sarebbe più logico mettere in discussione il ruolo delle Regioni, spesso percepite come distanti e burocratiche, piuttosto che eliminare le Province, che per natura sono più vicine ai Comuni e ai cittadini. Sappiamo bene che il Governo sta ragionando sulla possibilità di ripristinare le Province com’erano un tempo. Noi siamo pienamente d’accordo, purché non venga meno una condizione irrinunciabile: finanziarle, restituire loro poteri reali, funzioni chiare, risorse per erogare servizi. Solo così questi enti potranno tornare ad avere un senso. Altrimenti, si continuerà a produrre debito e frustrazione. Una riforma completa, quindi: non solo sulla carta, ma anche nei fatti, con investimenti, personale, competenze. Lasciare le Province così come sono oggi, in questo stato di agonia silenziosa, non è solo uno spreco: è un’offesa alla democrazia, ai cittadini e ai territori. E soprattutto al Sud, dove ogni ente che funziona può fare la differenza, non possiamo permetterci di tenere in piedi solo scatole vuote. Giovanna D’Ingianna Vice Segretario Federale Italia del Meridione
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