NATALE 2017, IL MESSAGGIO AUGURALE DEL VESCOVO DELLA DIOCESI, MONS. FRANCESCO SAVINO ALLE ISTITUZIONI LOCALI et  at:  19/12/2017  

Natale 2017, il messaggio augurale del vescovo della diocesi, mons. Francesco Savino alle istituzioni locali - Il Vescovo di Cassano, mons. Francesco Savino, ha incontrato i sindaci e i rappresentanti istituzionali e politici del territorio dei 22 comuni della Diocesi, martedì mattina, 19 dicembre 2017, alle ore 10,30, nella Basilica Cattedrale di Cassano allo Ionio, di seguito il messaggio - Riscopriamo la Bellezza dell’Umano. A voi, donne e uomini impegnati nelle istituzioni politiche della Diocesi di Cassano all’Jonio. Siamo prossimi al Natale che rischia, anche quest’anno, di essere sprecato o frainteso se dimentichiamo che «lo sposo arriva di notte», quando «l’olio delle lampade» può essere esaurito e il sonno ha il sopravvento sui nostri cuori infiacchiti. Gesù-Bambino viene, infatti, a noi che ci sentiamo stanchi e inadeguati e riempie di senso la vita personale e comunitaria. Se ragione e coscienza si sono addormentate nel disimpegno e nell’indifferenza, la venuta del Signore è disattesa. Urge, dunque, che ci svegliamo! Che convertiamo i nostri cuori alla coerenza disponendoci alla sconvolgente rivelazione che è il Natale in cui Dio si fa debolezza, fragilità, umanità, nella carne concreta di Cristo. Ho chiesto allo Spirito di illuminarmi prima di convocarvi per lo scambio degli auguri natalizi. Innanzi tutto vi consegno il mio rammarico perché non ho avuto riscontro di processi attuativi riguardanti le decisioni su cui ci siamo trovati concordi nei nostri incontri passati. Le ferite economiche, sociali ed esistenziali si aprono o si acutizzano in prossimità del Natale quando sembrano amplificarsi tutti i bisogni insoddisfatti di felicità e di amore mentre il cuore di molti si apre all’attesa e alla speranza di un, sia pur minimo, alleviamento di disagi economici e sofferenze avvilenti. La realtà che viviamo sembra essere caratterizzata da una timida ripresa economica che stenta a essere percepita dai più impoveriti; gli indicatori economici nazionali ed internazionali sembrano orientarsi verso la positività; ma intanto aumentano fenomeni di avversione aggressiva, di violenza fisica, verbale e mediatica, di odio feroce e dichiarato verso le donne, i poveri, gli immigrati, i disabili. L’odio reciproco, il gusto di gettare fango su coloro che si ritengono nemici, l’intento demolitorio di ogni riferimento sono traboccati dal sistema virtuale delle reti telematiche alle relazioni dirette delle persone, le più fragili, più vulnerabili, ridotte a bersagli da colpire e abbattere. Viviamo una «emergenza di umanità»! Il modello di sviluppo liberista e selvaggio, in cui domina l’«homo homini lupus», ossia l’uomo lupo per l’altro uomo, è assunto come modello culturale e antropologico. Lo Stato stesso perde consistenza, sia per via delle grandi organizzazioni politiche ed economiche internazionali che filtrano la volontà popolare fino ad annullarla in complessi apparati tecnocratici, sia per via del localismo che frantuma le comunità nazionali in molteplici centri di spesa e di controllo sotto la pretesa di libertà e di autonomia in cui si registra un deficit di responsabilità. Occorre che prendiamo atto e ci liberiamo da alcune costanti del pensiero che, illudendoci di assicurare la felicità, uccidono l’umanità.  Tra queste ne indico alcune. Il realismo: tendiamo a pensare che l’unico sistema, di eventi e di persone, sia quello corrente; la realtà apparente è considerata un dato di cui il singolo, in quanto soggetto, fa esperienza ed in cui è necessario che si adegui. Lo scientismo per cui il futuro del mondo è sotto l‘egida del progresso scientifico e tecnologico, dell’industria 4.0, di nuove e meravigliose macchinazioni che consentano di eliminare la fatica, di lavorare allegramente, di vivere per lungo tempo in salute, di essere sempre connessi e raggiungibili, di fare scelte giuste; gli scienziati e i tecnocrati promettono di realizzare tutti i sogni dell’umanità, come l’immortalità, senza che nessuno si affatichi ad esprimere i propri bisogni. La disintermediazione per cui tutti i corpi intermedi come i sindacati, le assemblee rappresentative, le associazioni, le parti sociali, vengono visti come un ostacolo da frantumare, disarticolare, demolire: questi corpi intermedi sarebbero degli ostacoli, dei fardelli, un’inutile zavorra che il nuovo capitalismo mondiale non può reggere, per cui sono messi a diretto contatto lavoratori deboli con imprenditori e dirigenti forti. Ed invece, se è vero che i corpi intermedi devono rigenerarsi eticamente, recuperando credibilità ed autorevolezza, è anche vero che la responsabilità della grande crisi globale deve essere addebitata alla finanza speculativa e al modello di sviluppo che concentra la ricchezza per pochissimi determinando l’impoverimento di tantissimi. Il processo di sfigurazione dell’uomo colma il vuoto della politica. Infatti siamo dinanzi a uno dei punti più bassi dell’elaborazione consapevole della proposta politica che mutua il suo senso e il suo significato dall’economia e dall’innovazione. La politica è investita e surclassata dalle ragioni dei bilanci e degli accordi internazionali di libero scambio insieme alla ricerca affannosa delle innovazioni scientifiche e tecnologiche . Entrambi questi fattori sono tecnici e non umani, artificiali e non comunitari: la politica viene vista con sempre maggior disinteresse da parte dei cittadini perché ha dimenticato i cittadini, gli uomini in carne ed ossa, i loro bisogni reali, i loro sogni, i loro organi di rappresentanza, il loro diritto di curarsi, il diritto d’istruirsi senza dover inseguire l’ultima sperimentazione scolastica, attivata per pochi e con costi aggiuntivi, l’ennesimo indirizzo universitario innovativo e a pagamento, il diritto di lavorare senza dover sacrificare i propri affetti con incessanti turni di lavoro, anche di sabato e domenica, il diritto di accrescere, con il lavoro onesto e competente, il proprio reddito e la propria aspettativa di vita fino a poter ritirarsi dal lavoro salariato e sentirsi diversamente utili alla comunità e ai propri affetti per un periodo non troppo breve della vita. La politica trova il suo senso e il suo significato e diventa credibile se, partendo dalle “periferie umane”, mette al primo posto la promozione della giustizia e dell’uguaglianza rispetto alle stridenti ed evidenti disuguaglianze. Ribadendo  la priorità dei beni comuni (acqua, casa,  lavoro …)  la politica non deve lasciarsi  asservire al potere economico o tecnologico (cfr. Papa Francesco in Laudato Si), ma media e governa gli interessi contrapposti in modo tale da redistribuire la ricchezza e la dignità a vantaggio di chi non ha  ricchezza e  dignità o ne ha meno.  La politica è un’arte nobile e mistica se va incontro ai poveri e ai deboli, agli scartati in cui si riflette l’immagine di Gesù-Bambino: a chi non trova casa e passa le sue notti in macchina, in stazione o sotto i ponti, a chi, cercando lavoro, è rimasto imprigionato nel mercato delle sostanze stupefacenti, a chi vende il suo corpo sulla strada ad uomini senza scrupoli; la politica va incontro a chi non può più pagare il mutuo della casa e finisce dagli usurai dopo aver sperimentato i metodi “legalizzati” dei prestiti bancari;  a chi si presenta agli Uffici dei servizi sociali comunali o della Caritas; la politica va incontro alle vittime di una natura profanata e deturpata dall’abusivismo edilizio e dall’inquinamento di acque e terreni, dovuto a discariche illecite. Sono certo, cari politici del nostro territorio, qui in Calabria, che convergiamo in impegni urgenti ed inderogabili. Ne suggerisco alcuni.Contrastare la ludopatia con l’eliminazione delle “slot machine” e delle sale gioco, con sgravi fiscali per gli esercenti che vogliano collaborare. Il gioco d’azzardo   “uccide” intere famiglie. Ritorno  su questa proposta di facile attuazione. Definire piani territoriali, ispirati da una visione strategica e non da una logica meramente prestazionistica, con il concorso delle famiglie in un lavoro di concertazione con gli Enti del Terzo Settore, e con le rappresentanze delle imprese, nel cui perimetro inserire le azioni di sostegno per le famiglie e la prima infanzia, i servizi di cura per le persone in condizione di fragilità; Favorire una mappatura reale dei bisogni dei propri territori che, insieme al coinvolgimento degli Enti del Terzo Settore e ad un’adeguata infrastruttura professionale, faciliti l’applicazione del REI (Reddito di Inclusione). Riscopriamo insieme, cari politici ed amministratori, la bellezza di essere umani e comunitari, la bellezza di volgere i fattori economici e tecnocratici  verso un orizzonte di senso e di valore che restituisca all’uomo la dignità; questa bellezza, che è Grazia, è stata condivisa da Dio con tutto l’umano. La Grazia sia a fondamento di ogni agire.  Riporto gli “auguri scomodi” ai politici  di don Tonino Bello:  «Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio. Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate». La Bellezza dell’umano ci spinga ad  essere società, “communitas”, a prenderci cura dei fratelli e sorelle, a custodire le nostre fragilità, a unirle, a condividerle e ad integrarle. Buon Natale! Che sia di  Bellezza!   don Francesco, Vescovo

 

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