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Monte S. Angelo

Una tradizione pasquale

- Tratto da Castrovillari miscellanea di Ettore Miraglia -

Domenico Casalnuovo, sacerdote vissuto alla fine del sec. XVII nel suo manoscritto sulle " Antichità di Castrovillari " parla brevemente di monte S. Angelo e lo dice famoso " per esserci alla sommità una chiesa sub titulo di S. Michele Arcangelo, nella quale anticamente vi stava molti eremiti di santa vita come in quel luoco apparono le stanze seu celle benchè son quasi derute affatto ". " Si dice dal volgo questo monte d' esserci sale di dentro, e la maggior parte di questo monte e terre aratorie sono corpi della Commenda di S. Giovanni Ierosolimitano posseduti dalli Sig. Cavalieri di Malta , per esserci in questa città la commenda suddetta. In questo monte vi sono molte acacie così di lepri, volpi, rizzi, fuine, palombi e pernici ed altre sorte, cosa molto meravigliosa e comoda alli Cittadini di Castrovillari ". Oggi di tutto ciò nulla esiste. Rimane soltanto, in alto, verso la cima, una cappelletta, candida, di forma ottagonale, sormontata da cupola, interessante, di origine molto antica, ma piuttosto recente nella costruzione attuale: XIX. Lo scrittore e giornalista Cesare Malpica così scrive su di essa: " Un pio Cittadino, ( Andrea Bellusci da San Basile ) a mezzo della costa, e a veggente della Città, vi alzò una cappelletta sacra alla Vergine, detta dai naturali la cappella del riposo per invitar coloro che ascendono l' erta a posarsi presso all' altare della madre di Dio. E ogni dì al venir della sera quel devoto uomo saliva fin là ad accendere la lampada davanti alla sacra immagine. Quel lume era il faro di Castrovillari. Chi attraversava la piazza, durante la notte; il pellegrino che giungea da lungi lo vedeano e si segnavano dicendo: " Ave Maria ! ". Ogni anno, nel pomeriggio del lunedì di Pasqua, si celebra su questo monte una festa, che è una delle più tradizionali del popolo castrovillarese a cui tutti accorrono in folla. E allora il solitario monte si popola; e l' inno della gioia, dice il Malpica, risuona su  la città come se lo sciogliesse un aereo coro.